Terapie alternative cancro
Dal cancro si puó guarire

Digiuno

IL DIGIUNO - L'ALOE

 

 
Ovviamente il digiuno, come pratica terapeutica, viene attaccato dalla maggior parte della medicina ufficiale, un'eccezione è rappresentata dal dottor Paolo Cataldi.

Cataldi, medico chirurgo, specializzato in malattie dell'apparato digerente, passato negli anni '80 alla medicina naturale, specializzato nel digiuno dolce e autore della Dieta Nayr, è invece un sostenitore di tale pratica.

"L'apparato digerente, è quello che, più di ogni altro organo del nostro corpo, ha bisogno di energia per funzionare. Nel digiuno, questa attività così impegnativa, viene completamente eliminata e nell'organismo accadono cose sorprendenti.

Il corpo, libero da questo impegno, concentra la sua forza nel rigenerare gli organi, espellendo tutte le tossine accumulate nel corso del tempo"; si tratta dei radicali liberi, delle sostanze acide che vengono scartate dal metabolismo, veri e propri veleni.

Così si esprime la naturopatia, la scienza medica nella quale si inserisce il digiuno terapeutico. Una teoria che sarebbe giudicata troppo semplicistica dalla medicina ufficiale, un retaggio del passato.

"Tutta questa ostilità, afferma Cataldi, deriva dal fatto che questa cura non costa nulla. Il digiuno non è redditizio, non porta soldi."

Il digiuno di Breuss, come terapia contro il cancro, non costituisce un esempio unico nel mondo delle terapie naturali. Un'altra scuola, nota a livello mondiale, è quella fondata da Herbert M. Shelton, un americano di origine tedesca, nato nel Texas nel 1895 e che nella sua lunga vita ha scritto decine di libri.

Documentò casi clinici risolti, elaborò un nuovo modo di vivere e di pensare secondo natura. (Digiunare per rinnovare la vita ed. Paoline)
Attualmente, Vivian Virginia Vetrano rappresenta la discepola più ortodossa dell'igienismo di Shelton, accanto al quale ha vissuto un'esperienza ventennale, nella Scuola della Salute di S. Antonio, nel Texas.

Vediamone i punti essenziali:
"La vera digiunoterapia è praticata da medici vitalisti, igienisti e naturopati, che hanno una visione globale della persona e la considerano nel suo insieme fisico-psichico-spirituale.

Per diagnosticare lo stato di salute, invece di analisi aggressive (come i pericolosi raggi X), vengono adottati metodi dolci: iridologia, riflessologia, esame dei capelli, nonché la moderna analisi del terreno bioelettrico (specialità di Salvatore Simeone). è fondamentale saper distinguere il momento di interrompere il digiuno: ognuno, a seconda delle proprie riserve, ha il suo tempo massimo (c'è chi ha superato addirittura i 60 giorni), dopo il quale rischia l'inanizione, un'anoressia irreversibile.

Perciò è sempre necessario farsi seguire da un esperto terapeuta, in grado di riconoscere i segnali che indicano il momento di rialimentarsi." La Vetrano lamenta, come quasi tutti i medici igienisti nel mondo, che generalmente si arrivi a sperimentare il digiuno quando si è ormai all'ultima spiaggia, dopo aver provato senza successo tutte le terapie della medicina convenzionale.

I casi sono quindi spesso molto difficili, e sovente insorgono problemi legali. Negli Usa, così come in Italia, nonostante la libertà terapeutica (del medico e del paziente) sia sancita dalla Costituzione, i medici che prescrivono rimedi diversi da quelli ufficiali, sono molto più soggetti a critiche e denunce.

"Nonostante ciò", continua la decana dei digiunoterapeuti, "ho accettato anche malati gravi, perché ho sempre avuto fiducia nella capacità di autoguarigione del corpo (la vis medicatrix naturae, di cui parla Ippocrate) e nei principi dell'igienismo".

La dottoressa Vetrano annovera nella sua lunga esperienza, casi clinici molto significativi. "Una signora di 40 anni, che aveva assunto per lungo tempo pesanti farmaci, tra cui cortisonici, soffriva di un'infiammazione in tutti i muscoli del corpo, non poteva camminare, né girare la testa e si muoveva come un automa; per questo le avevano anche ritirato la patente. Quando venne da me era debolissima.

La prima volta poté digiunare solo 11 giorni, durante i quali si ripulì di tutte le droghe ingerite. La dimisi e le raccomandai di seguire una dieta igienista, di non assumere farmaci e tornare dopo sei mesi.

Essendo meno debole, digiunò altre due volte, per 21 e 30 giorni, migliorando sensibilmente, fino a guarire del tutto.

Durante l'ultimo periodo di cura, ogni giorno che andavo a trovarla sembrava sempre più felice. Una mattina, mi sorrise radiosa, confessandomi che, per la prima volta da vent'anni, aveva dormito sdraiata sulla pancia, prima le era impossibile, perché aveva il collo bloccato. Era anche guarita da una cisti sulla spalla, che durante il terzo digiuno si era ingrossata ed infiammata, aprendosi e drenando, fino a ridursi ed a sparire completamente, lasciando solo una piccolissima cicatrice". Non tutte le storie, però, hanno un lieto fine.

"Accogliemmo una quarantenne italiana, che viveva nel Nord California, affetta da tumore al cervello, con altre neoplasie in formazione in tutto il corpo. Stava perdendo la vista e l'udito, aveva principi di paralisi e non poteva più camminare da sola.

Le prescrissi completo riposo a letto e tre lunghi digiuni (di 30, 25 e 21 giorni ciascuno), ogni volta intervallati da uno-due mesi di rialimentazione igienista, per ricostituire le sue riserve energetiche. Dopo circa sei mesi di cura, era molto debole, ma completamente guarita dal tumore, aveva recuperato vista, udito, deambulazione.

A questo punto, il figlio venne a trovarla. Vedendola molto magra, preoccupato, volle riportarla a casa, nonostante il mio parere contrario.

La paziente, però, seguendo per due anni un regime vegetariano crudista, continuò a stare bene. Il marito, allora, visto che era ormai guarita, la convinse ad interrompere la dieta. Il tumore iniziò a riformarsi; allarmati, preferirono ricoverarla in ospedale, ma dopo l'intervento chirurgico la signora perse tutte le funzioni e divenne un vegetale".

Secondo il dottor Sebastiano Magnano (uno dei pionieri nel nostro Paese), la situazione della digiunoterapia, pur migliorata rispetto a dieci anni, è ancora troppo precaria. "è vero, c'è più informazione da quando, due anni fa, si è tenuto a Roma un importante congresso internazionale, ma la proposta di legge per la regolamentazione di questa pratica, presentata in Parlamento nella scorsa legislatura, è stata completamente ignorata".

Quel disegno di legge è rimasto chiuso nei cassetti della Commissione affari sociali. La maggioranza dei membri era troppo impegnata a organizzare i prodromi di Sanitopoli, fare pressione per l'aumento dei prezzi dei farmaci e rendere obbligatoria in Italia (unico Paese al mondo) la costosa vaccinazione contro l'epatite virale. 





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